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L’ATTACCO AUSTRIACO AL PAL PICCOLO.

29 marzo.

Nella notte oscurissima si svegliò un fuoco di fucileria serrato, intenso, scrosciante.

Tra le vette rocciose, benché ovattate da inverosimili spessori di neve ad ogni scabrosità, striate di gelo, incrostate di verglas, cariche di soffici candori, i colpi di fucile hanno una risonanza strana, profonda, prolungata da echi infiniti, strisciante, che pare si sgrani come se ogni fucilata crepitasse con un rumore di tronco che si schianta. Le esplosioni hanno sulla montagna una continuità prodigiosa. Dallo Zellonkofel al pizzo di Timau ha rintronato il frastuono metallico e lacerante di una scaramuccia. Le vedette hanno passato la voce ai corpi di guardia: Si combatte al Pal Piccolo. Erano le due e mezza del mattino del 26 marzo.

Spesso avviene alla notte che il tiro intermittente delle sentinelle austriache, per un allarme, per la illusione di un movimento sulle nevi, per lo strisciare di qualche piccola valanga sui declivi, si stringa in scariche concitate, alle quali si unisce lo strepito regolare, sonoro e martellante della mitragliatrice. Per