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138 la battaglia fra le nevi


gli altri e si è assunto il còmpito di raccogliere le bombe austriache e rimandarle a scoppiare nella trincea da cui erano partite. Instancabile si precipitava, afferrava il proiettile con gesto sicuro e veemente, lo lanciava e si rimetteva alla caccia. Quando cadevano troppe bombe contemporaneamente, egli si gettava bocconi sulla neve, aspettava gli scoppi, poi balzava nuovamente in piedi, nel fumo, per ricominciare. «Bravo! Bravo!» — gli gridava un colonnello che lo stava osservando. Ma lui non sentiva.


La preparazione dell’assalto aveva preso un paio d’ore. Erano le dieci quando è cominciata la scalata fantastica. Le granate nemiche, in qualche momento la fermavano; ma nessuno moveva un passo indietro se non precipitando ferito nei ripiani nevosi. Era una gara di tutte le armi ai gridi di: «Su! Su! Vittoria! Savoia!»

Gli alpini, dal piede più sicuro, calmi, statuarii, sceglievano i passaggi, davano la mano agli altri. Molti dei fucilieri e dei bersaglieri, che sono quasi tutti siciliani, si arrampicavano con energia felina tenendo la baionetta nuda fra i denti. «Su! Su! Vittoria!» Per lunghi minuti, alle volte, il brulichìo umano ristava, urlando. Il cielo si schiariva, e fuggevoli raggi di sole accendevano abbacinanti candori su vette lontane.

Il nemico non abbandonava la difesa ad onta