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la vittoria 141


ricamento. Qualcuno ricade. Altri prendono il suo posto.... Una enorme nube verdastra si leva lentamente, con oscillazioni da liquido sulla trincea. Il gas asfissiante.

Ma il vento spira dalla nostra parte. Il cielo è con noi. La nube pesante si scapiglia alla superficie al soffio dello scirocco, ondeggia con mollezza come un aerostato che si sgonfi, e comincia a colare in diafane volute nel vallone nevoso dalla parte austriaca. Sgombra la trincea. I primi assalitori finalmente balzano dentro, in una atmosfera ancora acre di cloro.

La trincea è piena di cadaveri. Ve ne sono per tutto, a gruppi. Molti hanno la maschera e il loro volto s’intravvede dietro ad un cristallo. I superstiti non si arrendono. Un mitragliatore, convulsamente afferrato alle maniglie dell’arma, in mezzo ad uno sparpagliamento di morti, continua a far fuoco. Smette per sollevare la testa un istante e guardare, poi ripiglia il tiro, ostinato, eroico.

È solo in un angolo, torvo, feroce. Spara a bruciapelo, sordo agli inviti di resa. Ferito, continua. Finalmente i nostri rovesciano la mitragliatrice, gli sono addosso, lo prendono. Egli non si difende, non parla, rimane immobile, ansimando, insanguinato, bieco, come una bestia catturata. È un uomo di quasi quarantanni della Landsturm.

Mentre si svolge questo episodio, in tutta la trincea è la mischia, la colluttazione, la lot-