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204 la montagna dalle folgori


tutte le forze nemiche che difendevano il settore caddero nelle nostre mani quel giorno, e fino alla Sava tutte le vette parvero offrirsi alla nostra vittoria. Più tardi si fortificarono e quando ci muovemmo ci respinsero. Ora sono tutte bucate da cannoniere, tagliate da camminamenti.


In fondo alla valle nevosa, un piccolo specchio, il laghetto gelato di Jezero, traversato da reticolati nemici, tutto rigato dalle siepi di acciaio. La zona del Potoce è percorsa da gallerie nostre e nemiche, quella nebbia bianca è forata. Si combatte una guerra stravagante da animaletti artici, da talpe polari. Gli uomini compaiono di tanto in tanto alla superficie, vanno in fila, si rimbucano nei loro formicai. Non soltanto sul Monte Nero, ma su tutte le nostre montagne, dallo Stelvio al Merzli, per creste e per vette innumerevoli, la vita e la lotta assumono forme fantastiche. Per tutto gli stessi prodigi.

Nelle nostre trincee, oltre le quali i reticolati coperti di gelo sollevavano trine bizzarre, dietro ai parapetti di neve vedevamo le vedette infagottate di pellicce mirare lungamente su cose invisibili a noi sparando un colpo di fucile ogni tanto. In molti reparti questo esercizio si chiama «fare il cocchiere», perchè le fucilate nel silenzio prodigioso della montagna risuonano come scocchi di una frusta gigante-