Pagina:Barzini - Sui monti, nel cielo e nel mare. La guerra d'Italia (gennaio-giugno 1916), 1917.djvu/233

Da Wikisource.

la rappresaglia 223


Sono passati sulla città a mille metri, in una bufera di shrapnells. Trieste era in allarmi. Si distingueva da quell’altezza il fuggi fuggi della gente. I tramways erano fermi, e nella stazione le locomotive in manovra si affrettavano sbuffando a ricoverarsi sotto alle tettoie. Quando il Caproni attraversava i quartieri del centro, la città pareva deserta.

Ancora un minuto, ed ecco il volo sulle onde. I proiettili inseguivano ancora, ma i piloti hanno avuto un’esplosione di gioia. Si sono scambiati un sorriso ed hanno acceso le sigarette. Sotto a loro una torpediniera fuggiva spaurita. Un sottomarino ha profilato nell’azzurro dell’acqua l’ombra del suo corpo immerso, del quale l’affilato ponte soltanto, come la pinna dorsale d’un gran pesce, tracciava a fior d’onda una lunga scia bianca.

Attraversato il golfo, mezz’ora dopo essi atterravano sul loro campo.

Un Caproni soltanto è mancato all’appello.

Le vedette nostre lo hanno visto calare sul territorio nemico circondato da uno sciame di apparecchi da caccia austriaci. Sembra che l’avversario abbia ripetuto la tattica del primo attacco. Sarebbe stata ancora l’ultima unità della squadriglia assalita al ritorno, isolata e sopraffatta.

Le nostre perdite non sono gravi, e sono state accompagnate da un tale splendore di gloria, che l’orgoglio nostro supera forse il do-