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la guerra all'invisibile 265


diafani che pomellano il cielo, e la falce sottile della luna al primo quarto fugge perdutamente dietro a loro e li sbianca. La notte è fresca. Tutto è bagnato sopra coperta come se piovesse. Le attrezzature, i cannoni, le zattere di salvezza, le torpedini, ogni cosa suda grosse gocce di rugiada. Nella guazza i marinai che non sono di guardia dormono profondamente.

Hanno gonfiato i loro collari pneumatici di salvataggio trasformandoli praticamente in cuscini, e avvolti nelle coperte da campo o nelle tuniche incerate sono andati a rannicchiarsi un po’ per tutto, fin sotto ai tubi lancia-siluri. Si intravvedono appena. Non si può muovere passo senza toccare col piede corpi sdraiati insensibili agli urti. Gli uomini di guardia non si sono mossi. Vien fatto di scambiarli spesso con parti inanimate della nave. Con un bisbiglio calmo, di tanto in tanto, scambiano fra loro osservazioni brevi: «Guarda sotto la stella....» — «Dove?» — «A dieci gradi del traverso di prua....» — «Niente.» — «Doveva essere l’ombra d’una nuvola».... Il fuoco di una sigaretta palpita in un angolo buio.

Si è estinto ogni rumore umano. Lo scroscio impetuoso delle acque solcate, che bianche di spuma fuggono vertiginosamente lungo i bordi, il soffio sonoro dei ventilatori che empie le larghe gole delle maniche a vento, il rombo dei motori al quale la nave trema tutta, il bat-