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300 lettere dal mare


piofu preso da frenesia; compariva qua, là, mutava continuamente di direzione: il sommergibile manovrava per fare il colpo. Al buon momento, la torpediniera simulò la paura. Senza difendersi, senza sparare una cannonata, fuggì.

Ma fuggiva adagio adagio, a zig-zag, come una povera bestia affascinata dal serpente. E il periscopio dietro. La nave entrò nello sbarramento. E il periscopio dietro.... Subitamente una eruzione d’acqua salì al cielo, un nembo di fumo si allargò sulle onde, un boato formidabile echeggiò nell’arco della rada. Un gorgo agitato e torbido nereggiava di nafta.

Non vi è probabilmente un solo sommergibile che non conosca le emozioni della traversata di un campo di mine. È un tragitto eterno, fra cavi d’ancoraggio tesi e invisibili. Il battello si tiene basso verso il fondo, perchè le mine aspettano a pochi metri dalla superfice e va adagio adagio, attento a non incocciare, relativamente sicuro. Ma una volta il «V.L.A.» incocciò.

Ebbe con una torpediniera austriaca un colloquio spaventoso. Fu all’imboccatura di un porto nemico, una mattina serena. La fortuna voleva che il «V.L.A.» fosse costretto a fare grande economia di elettricità e che andasse per lunghi tratti a motori fermi, lasciandosi portare dolcemente dall'impulso o abbandonandosi al lieve e impercettibile moto dellecor-