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introduzione clxxi

Grimm — , è il falcone, che volando indica il castello; perchè egualmente nel Völsungara, cap. 24, quando Sigurdo si avvicina a Brunilde, fugge il suo sparviere nella torre, e si pone alla finestra, e Sigurdo lo perseguita, e trova la valchiria dormente: qui i due racconti, nel resto differenti, sono simili in modo sorprendente. Anche la gelosia della regina per Talia indica una relazione simile a quella tra Gudrun e Brunilde, e il sonno di Talia nel castello, è, di tutto punto, il sonno della valchiria. È bello il tratto che i due fanciulli poppanti le traggano dal dito l’aresta col succhiare: i nomi dei fanciulli presi dai giorni e dagli astri sembrano tradire esseri divini del paganesimo»1.


Un altro riscontro nelle tradizioni mitologiche germaniche, ritrovano i Grimm nel T. V della G. IV. Ivi si racconta di un re di Auta Marina, che aveva fatto forza a una giovane, e poi l’aveva fatta murare in uno stretto carcere. La giovane è protetta da un uccello, ch’è una fata: la quale la nutrisce, e ne piglia cura. E, quando si sgrava di un bambino, l’uccello fa in maniera che il bambino esca dal carcere, capiti nelle cucine del re, e sia poi chiamato in corte. Il re gli mette amore, ma la regina non può soffrirlo, e persuade il re a chiedergli varie cose impossibili, e a mandarlo a varii pericoli, dai quali



  1. I. Grimm, Vorrede, l. c., I, pp. XII-XVI. Per questa e per le due novelle seguenti, ho esposto, e qua e là tradotto alla lettera, ciò che ne scrissero i Grimm.