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introduzione | cxcv |
ragazza della casa baronale dei Bonifati[1]. Dal che parrebbe che l’Adriana non potesse nascere molto tempo dopo il 1580. Ma neanche molto prima, perchè nel 1625 sappiamo che faceva ancora dei figli[2]. Dunque, intorno al 1580.
C.
Famiglia del Basile.
L’Imbriani scrive: «Una sua bisnonna (del Basile), la nonna di suo zio, si chiamava Chiarella Usciolo, perchè dice nel Pentamerone: le cose che soleva contareme chella bona arma de zia Chiarella Vusciolo, vava de ziemo, che Dio l’haggia ngrolia![3]» (II, i).
Ora queste parole sono messe in bocca a Zeza, una delle vecchie novellatrici, e Chiarella Vusciolo è, evidentemente, un nome fantastico. Cosi nella G. I, Tr. IX, Ciommetella racconta una novella, «che me soleva contare vava Semmonella, ch’haggia recola!». E tanto è vero questo che lo Sgruttendio, nella Tiorba a taccone, comincia una sua poesia:
Me deceva chell’arma benedetta
De Zia Chiarella Vusciolo la sera,
Quanno a la cemmenera
Stèvamo attuorno tutte quante nchietta....[4]
Bisogna, dunque, prima di tutto, cancellare questi Usciolo dalla parentela dei Basile.
Delle sorelle del Basile, Adriana, Vittoria e Margherita, come anche dei fratelli, Lelio e Francesco, abbondano le notizie, specialmente nei documenti, raccolti dall’Ademollo. È curioso che Domizio Bombarda, nel Teatro delle glorie, scriva che Francesco Basile era cugino dell’Adriana e Giambattista[5]: il che è apertamente smentito