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xiv introduzione


della sua vita. «Quivi, — dic’egli, parlando di se stesso — , quasi in tranquillo porto ricoverossi»1.

Candia era allora il posto avanzato di Venezia contro i Turchi: l’antemurale della cristianità. Contava circa 176,000 abitanti, ed era divisa nelle quattro provincie di Candia, Sitia, Retimo e Canea. Ne aveva riordinata l’amministrazione nel 1574 Jacopo Foscarini, che vi era stato mandato con poteri straordinarii. La milizia era fornita, parte dai signori feudali, e parte dalle leve tra paesani; nella città di Candia, che era stata fortificata con grandi spese, i Veneziani mantenevano da 2000 uomini di presidio, con un governatore, che non era veneziano, «ma persona straniera, ed esperimentato soldato».

Vi era nell’isola una florida colonia di Veneziani delle migliori famiglie, venutevi, in varii tempi, della Dominante2.

E il Basile fu accolto benignamente dalle principali di questo famiglie, dai signori Malipieri, Mocenigo, Morosini, Pisani, Sagredi, e specialmente dai Cornaro, che era allora la più ragguardevole di tutte in Candia3. Il suo umor bellicoso non era, a quanto sembra, grandissimo, e, con tuono lamentoso, egli racconta che in Candia:



  1. Ode, p. 36.
  2. S. Romanin, Storia documentata di Venezia, T. VI, Venezia, 1857, pp. 498-9; T. VII, 1858, pp. 355 sgg. E v. anche Luca da Linda, Le descrizioni universali et particolari del mondo e delle repubbliche, In Venezia, MDCLX, pp. 493-6.
  3. Ode, p. 36. per costoro scrisse l’ode: A Venezia, pp. 37-8