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jornata i. trattenimiento vi. 85

a na festa vannuta1 e a no banchetto, che s’ha puosto nchiocca de fare. E, venuto lo juorno destenato, oh bene mio, che mazzecatorio e che bazzara2, che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle3?, dove li sottestate4 e le porpette?, addò li maccarune5 e graviuole6?; tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato. Venute le femmene tutte, e nobele e gnobele, e ricche e pezziente, e vecchie e figliole, e belle e brutte, e buono pettenato, lo re, fatto lo profittio, provaje lo chianiello ad una ped una a tutte le commitate, pe vedere a chi jesse a capillo ed assestato, tanto, che potesse conoscere da la forma de lo chianiello chello, che jeva cer-

  1. Bandita.
  2. Il Cortese: «.... priesto si mettesse Na tavola pe fare gran bazzara» (Cerr. incant., VII, 14).
  3. Pastiere, torte di Pasqua. Casatielle, ciambelle con uova sode, non sgusciate, anche solite a Pasqua, Velardiniello nomina: «Li casatielle d’Isca e le pastiede» (Ottave, p. 7). Degli uni e delle altre discorre il Del Tufo (ms, c., f. 107).
  4. Il Del Tufo parla dei: «sottestati D’un buon pezzo di carne tenerella, Con pruna, agli e pignioli, Passi, zuccaro, amendole, e cannella» (ms. c., f. 21).
  5. I napoletani erano detti allora mangiafoglie, e non mangiamaccheroni, come più tardi. Cfr. Fasano (o. c., III, 20); Gal., VN; e Pitrè (Bibl, VII, 392). — I maccheroni passavano per un cibo quasi esotico. È noto il luogo di O. Lando: «Giungerai nella ricca isola di Sicilia et mangerai di quei maccheroni, i quali hanno preso il nome dal beatificare, ecc.» (cit. dall’Imbriani, XII Conti pomiglianesi, Napoli, 1876, pp. 234-5). Il Cortese: «No piatto nce fo de maccarune, Che n Cecilia fo fatto a stanza a stanzia» (Viaggio di Parn., V, 7). Lo Sgruttendio: «E vuje de Cagliara Maccarune.....» (o. c, p. 233). Tuttavia, dei maccheroni si trovano frequenti menzioni anche in iscritture napoletane del S. XV.
  6. che qui non sono i raviuoli, ma piuttosto i raffiuoli, specie di pasta dolce. G. Bruno: «cqua son de gravioli, targhe di zucchero, mustacciuoli di S. Bastiano» (Candel., I, 6). Il Del Tufo: «I lasagni, le pizze, e i gravioli, Con la pasta gentil de mostaccioli» (ms. c., f. 23).