Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/355

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jornata i. la coppella. 141

          Straccia la seta, e l’oro;
          Quanno isso ciancolea1, le fanno viento;
          E tene fi a lo cantaro d’argiento.
          Non te mprenare subeto
          De sti sfaste e apparenzie,
          Non sospirare, e fa la spotazzella;
          Miettele a sta coppella,
          Ca vedarrai quante garrise2, e quante
          Stanno sotto la sella de velluto!;
          Truove quante scorzune
          Stanno accovate tra li shiure e l’erve!;
          T’addonerrai, si scuopre la seggetta
          Co france e co racamme
          De cannottiglie e sete,
          Si lo negozio è de perfummo, o fete!
          Ha lo vacile d’oro,
          E nce sputa lo sango;
          Ave li muorze gliutte,
          E le ntorzano ncanna;
          E, si buono mesure e meglio squatre,
          Chillo, che stimme duono de fortuna,
          È pena de lo cielo!
          Dà pane a tante cuorve,
          Che le cacciano l’uocchie;
          Mantene tante cane,
          Cbe l’abbajano ntuorno;
          Dace salario a li nemmice suoje,
          Che lo metteno nmiezo,
          Che lo zucano vivo e lo nzavagliano.
          Chi da ccà lo scorcoglia3
          Co smorfie e paparacchie;
          Chi da llà te l’abbotta co no mantece;



  1. Mangia, divora.
  2. Guidaleschi, ulcere.
  3. Scrocca, smunge.