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tavola di riscontri 287


I, 7. — Il principio, cioè la motivazione della partenza di Cienzo, sembra un’aggiunta del Basile. Per la lotta col dragone dalle sette teste, lo sposalizio colla principessa, e l’inganno del villano, cfr. Straparola, Piac. notti, X, 3 (Rua, l. c., pp. 269-70); e Imbriani, Novell., XXVIII, Il mago dalle sette teste. La seconda parte di questa versione fiorentina è alquanto diversa: il giovane (Cienzo), scambio di vedere, appena levato di letto, la bella incantatrice alla finestra, vede una selva, nella quale va a caccia, ed è trasmutato in una statua da una vecchierella maga. Il particolare dei capelli (Capille mici, legate a chisso!) ricomparisce in una versione milanese, presso lo stesso Imbriani (l. c., pp. 387-9). La chiusa si riscontra esattamente. V. anche Pitrè, Nov. tosc., I, II, III; e cfr. G. I, 9. Cfr. Grimm, n. 60, Die zwei Bruder.

I, 8. — Una variante di questa è in Comparetti, Novelline popolari italiane, Torino, Loescher, 1875; n. III, La Barbuta. In questa del N. è più spiccata l’intenzione morale. Cfr. Grimm, n. 3, Marienkind.

I, 9. — Un perfetto riscontro (anche nel nome) è Cannelora, in Comparetti, o. c., n. XLVI, fiaba raccolta in Basilicata da R. Bonari. Solo, dopo la partenza di Canneloro da casa, sono intercalate due avventure che ricordano invece il T. VII, G. I: la cerva è sostituita da una serpe dalle corna d’oro, e la principessa, sposa di Canneloro, è invece la fata da lui liberata (cfr. I, 7). Nel Mago dalle sette teste (Imbriani, Novell., XXVIII), tre fratelli simili nascono da una donna, una cavalla e una cagna, che avevano mangiato lo stesso pesce fatato: la mortella è surrogata da una boccetta piena d’acqua chiara; in luogo della cerva fatata, ch’è un orco, c’è nella selva una vecchierella maga. Per l’elaborazione letteraria del Lippi, v. Introd., Cfr. Grimm, n. 60, Die zwet Brüder.

I, 10. — Cfr. Pitrè, Fiabe sic. agg., VI, Donna Peppa e Donna Tura; dove si citano riscontri siciliani, veneziani, abbruzzesi e tirolesi. «Uh chi bella vo parere, pena vo patere!», dice la vecchia, nel cunto del Basile. E nella fiaba siciliana: «Cu’ bedda vo pariri, Duluri vo’ sintiri!».