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130 al popolo italiano

scatori, ma sia terra d’Italia e non covo di barbari». Ma a queste ragioni del sentimento non voglio dare, dopo le premesse mie, un valore. Mi richiamo invece a dati di fatto. Voglio portare qui la nozione delle cifre, della realtà.

Il Trentino è un paese povero, lo dissi prima, anemico, dissanguato. Ma è tale perchè così lo vuole il Governo austriaco. I ventitrè mila operai che debbono guadagnarsi il pane lontani dal mio paese, per dieci mesi all’anno, potrebbero aver domani abbondante e fruttuosa occupazione se fosse utilizzata l’enorme quantità di carbon bianco di cui è ricco il Trentino, se vi fosse lo sfruttamento dei ricchi depositi di minerali e di marmi. Ma il Governo austriaco ha decretato che rimangano inerti i duecentocinquantamila cavalli di forza elettrica disponibile, perchè esso non vuole che nelle zone di confine sorgano industrie. Il Trentino è coperto di selve, in cui si può peregrinare ore ed ore, ma gran parte del legname non può essere condotta al piano per mancanza di strade e di ferrovie.

Il Trentino ha estesi pascoli che ora non può più sfruttare e vanno riducendosi a sterpi e roveti perchè il Governo austriaco impedisce alle mandre di passare il confine politico. Le mandre che nella stagione estiva trovano cibo abbondantissimo nelle montagne trentine, hanno bisogno di svernare nelle pianure lombarde e venete. Il Governo però non concede più il transito nel Regno. Così la pastorizia che era fiorentissima è stata ridotta a esigue proporzioni.