Pagina:Battisti, Al parlamento austriaco, 1915.djvu/21

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la questione universitaria 9

nali, passate dinanzi a lui, vecchio insegnante dal 1866 in poi, egli diceva:

“Le prime generazioni di studenti, erano uscite da scuole i cui professori aveano studiato a Padova; le seconde furono istruite da professori che, se non avevano studiato in Italia, avevano però avuto a maestri, nelle scuole medie coloro che aveano studiato in Italia; le terze non avevano goduto nè direttamente nè indirettamente di tale vantaggio; peggio fu delle quarte e delle seguenti, sicchè ogni anno io ho potuto constatare un affievolimento graduale dell’impronta italiana ne’ nostri giovani, un imbarbarimento progressivo, ho avvertito il nascere di un carattere indeciso, amorfo, ibrido, non bene più italiano nè ancora tedesco e che so io. Mi sembra di diventare sempre più estraneo a questa gente che pure ho sempre riconosciuta come della mia nazione„.

Così il Mussafia.

La mancanza di un centro di cultura filosofica per gli italiani in Austria fa sì che i giovani che sentono inclinazione a questi studi si recano tutti nel Regno d’Italia e raramente ritornano. Si contano a centinaia e centinaia i trentini che insegnano nelle università e nelle scuole medie del Regno e tutto il mio paese soffre di questa emigrazione di intelligenze.

Nel progetto del Governo vedo in un paragrafo un accenno alla possibilità che presso alla Facoltà legale abbia a sorgere la filosofica:

“Agli studenti della facoltà è da offrirsi l’occasione di udire presso la facoltà stessa quelle lezioni che sono indicate nel § 4, III capoverso, lit. A. e B. della citata legge, e che dovrebbero frequentarsi presso la Facoltà filosofica„.