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loro trovata insieme a carte insignificanti una piccolissima macchina fotografica.

Condotti in caserma vennero interrogati da un tenente; poi sotto scorta armata furono accompagnati al capoluogo della Valle, a Tione, ove subirono nuovi esami dal capitano distrettuale e da un ufficiale addetto allo stato maggiore.

Per due giorni vennero trattenuti nelle carceri di Tione; intanto si svilupparono le tre lastre impressionate che eran nella macchina: due erano fotografie di località del Regno d’Italia, fatte, stando su un piroscafo italiano del Garda, nel territorio del Regno; una la fotografia di Riva, come la si vede riprodotta su centinaia di migliaia di cartoline.

Da Tione, in mezzo a gendarmi a baionetta inastata, furono portati a Trento e da Trento a Rovereto ove cominciò l’istruttoria che era solo «formalmente» fatta dall’autorità giudiziaria del luogo, perchè in realtà si trasmetteva tutto alle autorità militari di Innsbruck.

E intanto passavano i giorni finchè furono loro notificate le seguenti accuse che gravavano su di loro:

l.° Di essere entrati in Austria senza passaporto (mentre nessuna disposizione di legge obbliga ad avere il passaporto!);

2.° Di essere ufficiali dell’esercito italiano (mentre nessuno di essi era neppur caporale);

3.° Di essere spie!;

4.° Di aver fatto fotografie di zone proibite. Quando si potè constatare la loro perfetta in-