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quenti gli elogi, gli incensamenti reciproci, che partono dalle sfere diplomatiche, pur esistendo queste premesse, nella realtà dei fatti non si ha verso l’elemento italiano la giusta, necessaria, considerazione. Non la si ha riguardo all’Italia come Stato estero, non la si ha verso di noi che viviamo nell’interno della monarchia. Si persiste a negare a noi quei diritti che sono concessi alle altre nazioni, pur sapendo che questa negazione necessariamente viene a destare in tutte le regioni della penisola un sentimento di simpatia per noi e scatti di indignazione contro il Governo austriaco.

Nè potrebbe diversamente avvenire, quando si constata che a noi da decenni si contende anche un semplice brandello di Università italiana, quando con le deplorate ordinanze si toglie ai cittadini del Regno il diritto di vivere liberamente e liberamente professare la loro carriera nella città di Trieste.

È ben naturale quindi che io qui esprima il mio intimo e profondo compiacimento nel vedere una volta tanto gli italiani tutti d’accordo nel negare il voto per l’incremento di quell’esercito che troppo spesso, con boria provocante, nelle gazzette militari e in alti circoli viene invocato e salutato quale castigatore e invasore degli Stati vicini, non escluso quello Stato che corrisponde alla nazione nostra.

Ed è il più elementare dei doveri umani quello di non contribuire a fornir le armi per affidarle a chi non nasconde il desiderio di colpire i nostri fratelli, anzi la nostra madre.