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democrazia sociale dell’Austria io intendo parlare di un avvenire strettamente prossimo. Ponendo ogni suo sforzo presente nella lotta per la conquista pel suffragio universale e diretto, essa è l’anima, la vita, la forza impulsiva, il progresso delle varie nazionalità, che raccoglie e coalizza. Perciò duplice è la sua funzione. Da una parte raccoglie ed organizza il proletariato nel senso preciso del socialismo; e dall’altra parte rovescia le basi della costituzione politica. Per questo secondo rispetto compie l’ingrato ufficio di conquistare da sola quelle comuni libertà che altrove furono conquistate da una borghesia, o meno codarda, o più accorta, o più intelligente, o più animata dall’idealismo rivoluzionario1».
Ogni lettore capisce che fra quelle comuni libertà andava annoverata anche la libertà per ogni popolo di amministrarsi da sè.
E più oltre così dicevasi nell’articolo sopraccitato:
«Nei proletari soli è tutto l’avvenire di libertà, di progresso è di benessere per le diverse nazionalità, che dai tempi del dispotismo strapotente fino ad oggi furon tenute insieme solo per via dell’odio reciproco e della scambievole gelosia.
«La democrazia sociale le accomuna e affraterna, spingendole per una via, che non fu meno ignota al vecchio dispotismo, di quel che sia ignota ora al costituzionalismo moderno. I proletarii di così diverse razze, slava, latina, tedesca, magiara, di così varie religioni, tradizioni e provenienze di dominazione politica, i proletari dell’Austria, insomma, raccolti nel comune pensiero di combattere in nome del socialismo così l’ancien regime come la moderna borghesia ad un tempo solo, sono come i dissolventi della vecchia storia, e l’esemplare vivo e intuitivo della Internazionale».
In ogni numero di quel periodico il problema dell’autonomia fu sviluppato, chiarito, discusso. Polemizzando colla Patria, il nostro Avvenire scriveva in data 9 Gennaio 1896:
- ↑ Avvenire N. 3, pg. 2.