Pagina:Battisti, campagna autonomistica, 1901.djvu/21

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Conte Merveldt rispose col dichiarare, in nome dell’imperatore, immediatamente chiusa la dieta. Di fronte a tale contegno i deputati trentini rassegnarono il loro mandato dimettendosi dall’ufficio di deputati provinciali e inaugurando quella politica di astensione che durò fino al Dicembre del 1900.

L’astensione fu da principio incompleta, giacchè non venne accettata dai clericali intransigenti vocisti, ma le elezioni che si susseguirono nel decennio terminarono a dar piena vittoria agli astensionisti il cui manipolo era composto di conservatori, dii clericali nazionali e di liberali nazionali.

I frutti dell’astensione furono questi: il governo cercò anzitutto di reagire con metodi polizieschi, sciogliendo società, limitando il diritto di riunione, graziandoci di una stampa ferocemente antitrentina (la Patria), intervenendo nelle elezioni e con altri simili sistemi.

Questa reazione non fece male perchè servì assai bene a tener desto il paese nostro, che pur troppo ha i caratteri d’un paese stanco ed ha bisogno di punture e di iniezioni per non cadere in periodiche catalessi. Alla reazione si oppose una resistenza abbastanza energica ed il governo finì col ritornare agli antichi sistemi austriaci: alle blandizie, alle trattative, alle conciliazioni. Il governo capì di aver sbagliato strada e gli uomini politici della nostra borghesia non capirono invece che, inaugurando una tenace resistenza, s’eran messi sulla strada buona. E dalla strada buona sviarono abboccando all’amo delle lusinghiere promesse.

L’imperatore dichiarava ad una commissione di 70 rappresentanti di comuni trentini recatisi presso a lui ad Innsbruck e capitanata dal bar. Malfatti «che il suo governo si era già altre volte occupato di sì importante vertenza la quale riconosceva fino allora insoluta per molte difficoltà; che egli avrebbe incaricato il suo governo di prenderla nuovamente in esame per condurla ad una soluzione, tenendo conto dei maggiori interessi dello stato...., che non poteva fare una promessa, ma che dava l’assicurazione che gli interessi della popolazione italiana gli stavano a cuore non meno che quelli di qualunque altra».