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62 dei delitti

strascinare con lento apparato un reo alla morte; e mentre un misero spasima nelle ultime angosce, aspettando il colpo fatale, passa il giudice con insensibile freddezza, e fors’anche con secreta compiacenza della propria autorità, a gustare i comodi e i piaceri della vita? “Ah, diranno essi, queste leggi non sono che i pretesti della forza, e le meditate e crudeli formalità della giustizia non sono che un linguaggio di convenzione per immolarci con maggior sicurezza, come vittime destinate in sagrifizio all’idolo insaziabile del dispotismo. L’assassinio che ci vien predicato come un terribile misfatto, lo veggiamo pure senza ripugnanza e senza furore adoperato. Prevagliamoci dell’esempio. Ci pareva la morte violenta una scena terribile nelle descrizioni che ce ne venivan fatte, ma la veggiamo un affare di momento. Quanto lo sarà meno in chi, non aspettandola, ne risparmia quasi tutto ciò che ha di doloroso!„

Tali sono i funesti paralogismi che, se non con chiarezza, confusamente almeno, fanno gli uomini disposti ai delitti, ne’ quali, come abbiam veduto, l’abuso della religione può più che la religione medesima.

Se mi si opponesse l’esempio di quasi tutti i secoli e di quasi tutte le nazioni che hanno data pena di morte ad alcuni delitti, io risponderò, ch’egli si annienta in faccia alla verità, contro della quale non vi ha prescrizione; che la storia degli uomini ci dà l’idea di un immenso pelago di errori, fra i quali poche e