Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/16

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viii VITA

medesima d’avere soffocati in lui i sentimenti d’umanità1.

Questa è nondimeno la condizione delle cose nostre, che i passaggi da uno stato ad un altro diverso siano sempre violenti. In Italia il regno dell’autorità e della dottrina scolastica stava per crollare a que’ giorni, ne per avventura gli si potea sostituire l’impero della ragione se non passando per un tempo quasi di distruzione. Che che ne sia di ciò, egli è certo che il Beccaria ed alcuni altri giovani, che s’erano fatti partigiani delle nuove opinioni, trascorrevano con intenso studio tutte le province della filosofia. I più chiari tra loro erano i due fratelli Pietro ed Alessandro Verri, i quali procacciarono tanta gloria alla patria. Convinti essi che la comunicazione delle opinioni e la loro libera discussione è il mezzo principale pel più rapido e sicuro svolgimento del vero, solevano passare in compagnia molte ore del giorno, e rendersi in certo modo comuni le scientifiche occupazioni. “Io meno una vita tranquilla e solitaria, così scriveva Beccaria a Morellet2, se puossi appellare solitudine una scelta società d’amici nella quale la mente ed il cuore sono in continuo movimento. Noi abbiamo gli stessi studi e gli stessi piaceri. Ecco ciò che forma la mia consolazione, e che m’impedisce di trovarmi nella mia patria come

  1. Traité des Délits etc., pag. xli
  2. L. c., pag. xlvi.