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DEL BECCARIA xxiii

è naturale nondimeno che alcuna volta nei loro scritti si ravvisasse una certa arditezza e libertà, la quale è di solito compagna dell’età non anco matura. Con tutto ciò il Caffè è uno dei pochissimi scritti periodici i quali siano passati alla posterità come libro di merito. Un valente scrittore dei nostri tempi1 affermò che gli autori di esso hanno superato nella varietà e nella profondità degli argomenti lo Spettatore che loro servì di modello, e lo Zimmermann non dubitò di asserire che il giornale inglese a petto dell’italiano pare essere stato scritto soltanto per le donne2.

Vari articoli del Beccaria si leggono nel Caffè, i quali sono sottoscritti colla lettera C, e quasi tutti portano l’impronta d’uno stile forte ed immaginoso. Scherzosi sono il Discorso sugli odori e la Risposta alla Rinunzia alla Crusca. L’articolo che ha per titolo il Faraone mostra quanto il N. A. fosse avanti nelle matematiche, ed il Tentativo analitico sui contrabbandi con qual perizia egli sapesse applicarle alla pubblica economia. Pieno di utili e belle massime si è quello sui Fogli periodici, in cui indaga il loro scopo, ed indica i vantaggi che possono provenire dalle varie specie di giornali. Molta filosofia esposta in aria di paradosso sta nell’articolo sui Piaceri dell’immaginazione, ma

  1. Il barone Pietro Custodi nella Vita di P. Verri premessa alle opere economiche di questo autore stampate nella Raccolta dei Classici economisti italiani, pag. 12.
  2. Della Superbia nazionale, cap. 13.