Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/38

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xxviii VITA

premura di mandarlo col mezzo del padre Noguez al sig. D’Alembert, con cui era legato in amicizia per la comunione delle scienze da amendue professate. Il matematico parigino in una prima lettera di risposta al Frisi, la quale ha la data del 21 giugno 1765, limitossi a dire che l’opera Dei Delitti e delle Pene gli era sembrata d’un buon filosofo e d’un amico dell’umanità. Ma in un’altra lettera del 9 luglio dello stesso anno domandando scusa dello scarso encomio che prima avea tributato a quel libro per avervi solamente dato una rapida occhiata, si protestava che non potea rimaner colpito da entusiasmo maggiore di quello che avea in lui cagionato la lettura dello scritto medesimo. «Questo libro, così egli prosegue, tutto che di piccola mole, basta per assicurare al suo autore un nome immortale. Che filosofia! che verità! che logica! che precisione ed al tempo stesso che sentimento e che umanità nella sua opera!» Il vaticinio dello scienziato francese non fu vano, e di fatto il Beccaria deve specialmente al libro Dei Delitti e delle Pene la grandezza della sua fama.

D’Alembert tosto comunicò l’opera di Beccaria ai suoi amici che allora formavano in Parigi quella famosa società degli Enciclopedisti, la quale meritossi tanta lode e tanto biasimo. Il sig. Lamoignon di Malesherbes, ministro

    Pene. Esso è lavoro del sig. Soria professore nell’università di Pisa.