Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/40

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xxxiv VITA

tigiano aperto delle dottrine professate dagli Enciclopedisti. Non possiamo a meno in questo luogo di non riportare alcune belle parole in proposito del marchese di Lally Tolendal. “Queste lettere, così egli si esprime, fanno amare in Beccaria particolarmente il figlio, lo sposo, il filantropo; ma come non essere inquieto per l’autore nascente in veggendolo tanto appassionato ammiratore d’una certa Società di Parigi, in cui, se ad ogni tratto risplendeva l’ingegno, la saggezza nulladimeno s’eclissava sovente, e nella quale resistenza quasi paradossa di parecchi uomini si componea di virtù di cuore, e d’errori di mente, di numerose azioni benefiche e d’altrettanti scritti perniciosi?” Quindi, dopo l’avere osservato che Diderot non aveva ancora pubblicato il suo mostruoso Sistema della natura, nè Elvezio quelle opere che comparvero soltanto postume, così conchiude: “Usiamo però alcuna indulgenza ad un giovane che innamorato della gloria letteraria incensava di nascosto coloro che ne credeva essere i dispensatori1.”

Frattanto la Società economica di Berna, la quale costumava di distribuire una medaglia a chi avesse scritta la migliore dissertazione su d’un tema proposto, colpita dal merito del libro Dei Delitti e delle Pene, decretò spontaneamente la medaglia suddetta all’animoso autore di lui, facendo per tal modo un’eccezione

  1. Biog. univ. l. c.