Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/90

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dall’oscuro filosofo con un non fanatico vigore, destato solamente da chi si avventa alla forza o alla industria, respinto dalla ragione; e i disordini presenti, per chi ben n’esamina tutte le circostanze, sono la satira e il rimprovero delle passate età, non già di questo secolo e de’ suoi legislatori.

Chiunque volesse onorarmi delle sue critiche, cominci dunque dal ben comprendere lo scopo a cui è diretta quest’opera: scopo che, ben lontano di diminuire la legittima autorità, servirebbe ad accrescerla, se più che la forza può negli animi la opinione, e se la dolcezza e l’umanità la giustificano agli occhi di tutti. Le mal intese critiche pubblicate contro questo libro si fondano su confuse nozioni, e mi obbligano d’interrompere per un momento i miei ragionamenti agl’illuminati lettori, per chiudere una volta per sempre ogni adito agli errori di un timido zelo, o alle calunnie della maligna invidia.

Tre sono le sorgenti delle quali derivano i principii morali e politici regolatori degli uomini: la rivelazione, la legge naturale, le convenzioni fattizie della società. Non vi è paragone tra la prima e le altre per rapporto al principale di lei fine; ma si assomigliano in questo, che conducono tutte tre alla felicità di questa vita mortale. Il considerare i rapporti dell’ultima non è l’escludere i rapporti delle due prime: anzi siccome quelle, benchè divine ed immutabili, furono per colpa degli uomini dalle false religioni e dalle arbitrarie nozioni di vizio e di virtù in mille modi nelle depravate