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DI ANAXARETE,

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     Di cortesi amator scorta se elesse,
     Et altra tela che di fil tessendo
     La nott, ee il giorno, il Dio d’Arcadia Pane
     Aggiunse al seggio del celeste trono,
     Ne contenta di questo, poi ch’incerta
     Fama volgato hebbe il consorte morto,
     Acciò che inutil non passasse il tempo,
     Il tempo, che non può spendersi à meglio
     Tra l’infinita copia d’amatori,
     Quel sol voler, pel suo diletto disse,
     Che piu de gl’altri valoroso, e forte,
     L’arco tendendo (l’arco in mezzo pose)
     Mostrasse forza al suo voler conforme,
     Tal che ne al primo, ne al secondo colpo,
     Ne la notturna, et amorosa guerra,
     Voltasse il tergo, sonnacchioso, e lento.
Come dunque, tornando ove io lassai
     Se d’onde in noi aspre inhumane sete
     Mosse, da essempij van stolti, e bugiardi,
     Indi vedendo il falso che vi abbaglia,
     E voi di voi medesme in bando tiene,
     Non vi rendeti à desir nostri amiche?
     Che’l conoscer l’error, ne farne emenda
     (Quando puossi et si puo quando si vuole)
     Altro non é, se non mostrarse indegne
     Di quanto il Ciel in voi largo dispensa,