Pagina:Bellentani - La favola di Pyti, 1550.djvu/14

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LA FAVOLA

     Onde senza indugiar trahendo fuori
     Un vento di sospir, deh Nimpha (dice)
     Nimpha de boschi honor et gloria degna,
     Anzi degna di haver del mondo il freno,
     Non ti spiaccia per dio s’ardito i vengo
     A salutarti et à ferir le chiome;
     Le chiome che stringendo il cor mi vanno.
     O bellezza qua giu chiara et suprema;
     O fuoco del mio cor dolce, e immortale,
     O laccio degno à queste piume intorno
     Farmi catena che ’l furor mio vinca.
     Prendi à grado per dio l'amor di tale
     Che Pyti sopra ogn'altra adora et Pyti
     Sola seguir promette et solo à Pyti
     Consacra gli anni, e i suoi futuri ardori,
     Vedi che se non sai chi sia son io
     Borea, Borea sono io del cui valore
     Mille pruove son chiare et ne fan fede
     I boschi et tutti i mar, dove le rotte
     Ancore et sarte et le disperse merci
     Son miei proprij trophei alti et sublimi
     Di che Eolo adorna la real sua corte.
     Borea ò Pyti sono io, che solo scaccio
     Le trite nubi, che per Cecia accolte
     Fanno à Phebo tener suoi lumi ascosi,
     Io le nevi congelo, io quelle nevi