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come progettò il Seregni — si arriva indubbiamente al risultato di aumentare lo sviluppo in larghezza della fronte, accentuando quindi sempre più il difetto già segnalato delle proporzioni depresse nella facciata.


Questo dal lato puramente icnografico, e in relazione solo colla fronte se poi si passa a considerare le torri da un punto di vista più complesso, si trovano altri argomenti per una conclusione negativa. Il partito delle torri, una volta adottato, deve essere svolto completamente e senza restrizioni: la massa di queste torri quindi deve avere la preponderanza sull’assieme dell’edificio e costituirne francamente il centro di gravità. Ora è noto come nelle cattedrali del tipo turrito, in generale non si presenti, in corrispondenza all’incontro della nave maggiore colla trasversa, un motivo architettonico sviluppato come quello che vediamo nel nostro Duomo formare una disposizione caratteristica, e cioè il tiburio: se in molte di quelle cattedrali, all’incontro delle navi maggiori, troviamo la fléche, questa, per le proporzioni e per la materia di cui è costituita, forma solo un motivo dominante nella copertura dell’edificio, e non accenna a gareggiare colle torri della fronte1, nelle quali l’architetto fvolle condensare tutto l’effetto, quasi a richiamare particolarmente l’attenzione sulla facciata.

Ma poichè nel nostro Duomo il tiburio — immaginato ed iniziato fin dai primi anni della costruzione — richiama colla sua mole gli sguardi e il pensiero sopra un’altra parte dell’edificio, ben più importante della fronte, ne viene la necessità che le torri progettate debbano, colla loro massa, togliere ogni efficacia al tiburio, spostando decisamente il centro di gravità del tempio per portarlo sulla fronte: e per questo si richiedono campanili ancor più slanciati e imponenti di quelli della maggior parte delle cattedrali gotiche, affinchè abbiano a sorpassare e vincere l’elevazione della aguglia principale: se così non fosse — e cioè se la massa dei campanili si limitasse solo a bilanciare quella dell’aguglia principale, ne conseguirebbe una certa ambiguità e confusione nelle linee generali del Duomo — essendochè le tre elevazioni risultanti, pressochè eguali, impedirebbero per qualsiasi punto di vista, di comprendere prontamente l’organismo e l’orientamento del tempio come ora avviene, con effetto eminentemente

  1. La Cattedrale di Bayeux costituirebbe apparentemente una eccezione, e potrebbe essere citata come argomento in favore delle torri: l’autorità di tale esempio però rimane distrutta se si considera che il tiburio di quella Cattedrale è stato costruito più di due secoli dopo le torri della fronte: infatti nell’interno dei pilastri sui quali s’innalza il tiburio, si notano gli originarii pilastri della Cattedrale, di poco più forti degli altri pilastri delle navate, i quali furono appunto sensibilmente ingrossati per essere atti a sostenere il carico del tiburio. Si osservino a questo proposito i rilievi dell’architetto Flachat, eseguiti nell’occasione dei restauri. Vedi Reprise en sous-œuvre de la Tour centrale de la Cathédrale de Bayeux. — Paris, 1861.