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libro secondo - capitolo vi 207


mano del papa, il quale con la necessaria sentenza decidesse nel termine di tre anni la causa, e se quel termine paresse troppo lungo si lasciasse all’arbitrio del papa il restringerlo. La seconda fu che non piacendo il deposito ed inclinando il papa ed il legato alla restituzione assoluta, essi trovassero qualche forma di assicurar nel debito modo il re di Spagna e il duca di Savoia che il re di Francia non molestarebbe il duca né moverebbe l’armi in Italia; e qui replicavasi che il principal fine era di assicurare la religione. Concludevasi poi in questo punto con lunghe parole, che la migliore assicurazione sarebbe stata il fare una lega, la quale comprendesse il pontefice il re di Spagna la republica di Venezia il duca di Savoia e gli altri potentati d’Italia. Nella terza proposta si conteneva che non volendo il papa obligarsi a questo maneggio ed a questa assicurazione, egli prima d’ogni altra cosa terminasse la causa speditamente col dichiarare a chi di ragione il marchesato appartenesse. La quarta era, che dovendosi venire alla ricompensa per via del cambio, questo cambio si facesse tutto di lá da’ monti sí che Pinarolo non restasse di qua in mano a’ francesi. Né in, luogo di questa piazza e di quel piú che vi andava annesso, veniva offerto altro che il baliaggio di Gies, posseduto da’ ginevrini ma preteso dal duca di Savoia col rimanente di quello che essi ginevrini usurpavano alla sua casa.

Restò con molta maraviglia il legato delle tre prime proposte, che venivano fatte nella scrittura, per esser tali che non si potevano effettuare in maniera alcuna; onde egli piú chiaramente che mai comprese quanto li spagnuoli fossero alieni dalla restituzione del marchesato, e che da loro si mantenesse tanto piú sempre la renitenza del duca; e perciò si potesse giudicare che alfine l’aggiustamento nuovo col re di Francia si ridurrebbe all’ultima proposta. E quanto alla prima disse che non bisognava parlare piú intorno al deposito come intorno a partito, per la mutazione delle cose, di giá totalmente escluso, e che dal re di Francia non sarebbe in alcuna maniera accettato. Replicarono il duca e il Fuentes che almeno