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250 delle memorie


in Turino e al Fuentes in Milano sopra il particolare della ratificazione, che non avesse a restarne in alcun modo non solo impedito ma ne anche ritardato l’effetto. Sopra tutte l’altre ragioni che potessero movere piú il re e il suo consiglio, comandò il legato al nunzio che rappresentasse in particolare ben vivamente quanto fosse grande e quanto onorevole il vantaggio che nell’accordo acquistavano li spagnuoli, col rimanere intieramente esclusi dall’Italia i francesi. Con queste due spedizioni, ma principalmente con l’offizio da farsi in Spagna, sperò il legato di levare ogni difficoltá che restasse intorno all’effettuazione dell’accordo.

Preparossi fra tanto il re di Francia a partire da Lione per tornare a Parigi, e tornando a far nuove dimostrazioni d’onore verso il legato lo visitò piú volte, e fra l’altre un giorno condusse domesticamente la regina medesima a godere la ricreazione di un nobile giardino, che era nella casa dove il legato alloggiava. In questo tempo esso legato trattò col re d’altre vive occorrenze publiche, ma intorno a due particolarmente nelle quali mostrava gran premura il pontefice: l’una era di vedere introdotto il concilio di Trento in Francia secondo le speranze che il re dopo la sua ribenedizione piú volte n’aveva date, e l’altra di vedere quanto prima restituita nel regno la compagnia de’ padri gesuiti che qualche tempo innanzi con esenzioni rigorose era stata costretta ad uscirne.

Intorno al particolare del concilio, mostrò il re la solita sua buona intenzione, ma disse ch’era negozio da maturarsi meglio per non irritare gli umori del regno, e specialmente quelli che pur troppo erano disposti alle novitá, nel corpo degli ugonotti. E quanto al ricevere i gesuiti il legato ne riportò promessa ferma dal re, il quale dopo tre mesi la pose in esecuzione, anzi egli sin d’allora si dichiarò col legato di voler fondare un nobil collegio nella terra della Flescia, dove era nato, e di voler darne il governo a’ gesuiti. Offerí poi il re al legato il suo real patrocinio per ogni sua occorrenza e della sua casa, ed insieme ancora la protezione ecclesiastica della Francia nella corte di Roma con dodeci mila scudi d’oro