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252 delle memorie


Ricevuto che ebbe questo avviso il legato, fu da lui presa risoluzione di andar egli stesso quanto prima a trovare il duca di Savoia e il conte di Fuentes, e stringere l’uno e l’altro in maniera che avessero finalmente a cessare le difficoltá che si mostravano da loro intorno alla ratificazione dell’accordo. Per espresso corriero dunque egli fece intendere questa risoluzione al nunzio residente in Turino, e gli ordinò che la significasse al duca ed al Fuentes, e procurasse in ogni maniera di stabilire un nuovo abboccamento simile a quello ch’era seguito l’altra volta a Tortona.

Al medesimo tempo spedi pur’anche un altro corriero al nunzio di Spagna informandolo delle difficoltá che si facevano dal duca e dal Fuentes, e rinovando egli piú efficacemente di prima gli ordini giá inviatigli con l’altro corriero intorno agli uffici che da lui in quella corte dovevano passarsi; restava che il re di Francia volesse acconsentire a questa nuova dilazione di tempo, giá che non bastava piú il mese prefisso a ratificare; sopra di che temeva il legato che il re non si ingelosisse ed in qualche pericoloso risentimento non prorompesse. Onde egli giudicò necessario spedirgli, per tal effetto, una persona di qualitá e gli mandò il conte Ottavio Tassone cameriero segreto del papa, che in altri tempi era stato in Francia, e ch’egli perciò allora aveva menato seco per valersene in quello che n’avesse potuto aver bisogno nella sua legazione.

Mostrò il re gran ripugnanza ad un tal officio, e dopo aver fatto querele acerbissime contro il duca, proruppe a dire che ben tosto rimonterebbe a cavallo e si trasferirebbe di nuovo a Lione per far la guerra, giaché il duca e li spagnuoli non volevano la pace. Ma il legato lo fece assicurare si fermamente ch’egli, e con la presenza sua propria e con gli offici che aveva di giá passati, e che di nuovo reiterava in Spagna, averebbe riportata la ratificazione del duca, che il re finalmente si contentò di aggiungere quindeci giorni di tempo, e di lasciarne altrettanti all’arbitrio del contestabile, il quale si tratteneva in Lione tuttavia con altri ministri regi, per aspettar ivi l’ultimo fine dell’accordo e farne poi seguire in nome del re la debita esecuzione.