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280 relazione della fuga in francia


della sua vita con lo stare in Brusselles, per esser quel luogo molto frequentato da forestieri e troppo vicino alla Francia ed alla cittá di Parigi, prese risoluzione di levarsi di Fiandra. A due parti poteva egli voltarsi: o verso Spagna per mare, imbarcandosi in Doncherchen, o verso Italia pigliando il camino della Germania. L’uno e l’altro viaggio era pieno di varie difficoltá. In quello di mare bisognava dipender da’ venti, ch’avrebbono forse potuto gettar la nave o in Ollanda o in Inghilterra o nel regno stesso di Francia; e non era quasi men pericoloso il dare in Ollanda ed in Inghilterra per le strette corrispondenze che ’l re di Francia aveva nell’una e nell’altra parte. In quello di terra soprastavano ancora molti pericoli, dovendosi passar per tanti e sì differenti paesi, in molti de’ quali non si poteva Condé assicurare in maniera alcuna.

Contrapesati ben tutti i dubbi, finalmente fu risoluto ch’egli pigliasse il camino della Germania, che se ne andasse in Italia e capitasse a Milano, e che quivi si trattenesse appresso il conte di Fuentes, che n’era governatore in quel tempo, finché in Ispagna si pigliasse altra risoluzione intorno alle cose sue. Partì egli dunque sul fine di febraro, e fu usata ogni diligenza per farlo partir piú di nascosto che fosse possibile. E succedendogli felicemente il viaggio, arrivò in pochi giorni a Milano dove fu raccolto dal conte di Fuentes con ogni onore. Dopo la partita di Condé seguì poi quasi subito quella del marchese di Coure. Riuscita vana la negoziazione di Coure, e passato Condé assolutamente in mano degli spagnuoli, si voltarono gli occhi di tutti a vedere quali sarebbono state le risoluzioni del re di Francia. Non si dubitava da alcuno ch’egli in se stesso non si sentisse tormentar da passioni ardentissime. Questo essere stato il frutto delle sue passate vittorie? ch’un giovane, il piú congiunto seco di sangue, e che avrebbe dovuto dipendere da’ suoi cenni, avesse ardito in forma tale e con tali pretesti d’uscir di Francia? di gettarsi dopo in mano degli spagnuoli? e di farsi istromento a turbar la sua quiete presente, e quella della quale egli desiderava di lasciar eredi