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d'enrico di borbone 285


instanze ch’egli fece all’arciduca furono queste: che dovendo seguire in breve l’incoronazione della regina di Francia, il contestabile e madama d’Angolemme desideravano che la principessa vi si potesse trovare per servire in sí celebre occasione la regina personalmente; che non meno desiderava l’uno e l’altra d’avere appresso di loro la principessa per aiutarla ad intentare il divorzio ch’ella voleva far col marito, condotta da lui fuori di Francia contro sua voglia; offesa in Brusselles in gravissimi modi; messa per forza appresso l’infanta, e spogliata di quella libertá che da tutte le leggi veniva conceduta ad ogni donna privata in caso di voler far divorzio, non che ad una principessa di qualitá sí eminente. Queste erano le ragioni piú principali che adduceva Preau per indur l’arciduca e l’infanta a lasciar tornare in Francia la principessa.

Quel che da loro si rispondeva era che la principessa era entrata spontaneamente nel lor palazzo; avervela depositata Condé suo marito, ed aver consentito a ciò il medesimo marchese di Coure; che stando appresso di loro avrebbe tutte le comoditá necessarie per trattar del divorzio; e finalmente che da loro era stato promesso al marito di non restituirla ad altri che a lui medesimo; onde per onor loro non potevano mancare a cosí fatta promessa. Replicava Preau che l’arciduca e l’infanta non avevan potuto farla, perché era contro ogni dover di giustizia. Esser la disposizione delle leggi e de’ tribunali che la moglie costretta da mali termini del marito avesse piena libertá di separarsi da lui, e di ridursi dove piú le piacesse per trattar del divorzio. Creder egli che questa libertá non mancherebbe alla principessa, anche stando appresso l’infanta; ma desiderar ella medesima piú tosto d’essere appresso il padre e la zia ed in mano de’ suoi per dispor meglio le cose sue. Ciò non poterle essere dinegato. E finalmente non essere mai per comportare il re di Francia, per quanto si stendessero le sue forze, ch’ella avesse a ricevere una sí aperta violenza. Scusavasi l’arciduca su l’obligo dell’onore principalmente, e diceva che s’andasse