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lettere diplomatiche 305


agli eretici mascherandosi e smascherandosi in materia di religione come piú stimano che lor torni conto. Queste principalmente sono state le querele della regina contro Nevers e contro gli altri prencipi malcontenti.

Dopo l’audienza della regina ho poi anche parlato al vescovo di Lusson, il quale mi ha replicato quasi le medesime cose; m’ha detto di piú che Nevers è in continue pratiche con gli altri mal contenti e con Buglione in particolare, il quale Buglione ha scritto agli Stati delle Provincie unite domandando loro aiuto sotto pretesto che gli spagnuoli d’accordo con quelli che ora governano in Francia (che questo vogliono accennar le parole ch’egli usa) abbiano intenzione d’attaccar Sedan. A questa lettera non hanno risposto gli Stati, ma l’hanno data all’ambasciatore francese residente in Olanda affinché la mandi qua. Lusson me l’ha mostrata e m’ha letto quello che sopra ciò scrive l’ambasciatore medesimo, il quale dice che in Olanda si sente male questo procedere di Buglione e degli altri mal contenti, e che si giudica che non si possa far meglio che di rimediare con la forza a quei disordini, che andaranno ogni di piú crescendo con la soavitá. Procurò Lusson in particolare di giustificar la mente e l’azione della regina contro le communi voci che corrono, e m’asseverò piú volte con giuramento che la regina faceva quanto poteva per indurre il re ad applicarsi al governo, ch’ella era stata in pensiero di lasciarlo inanzi alla retenzione di Condé, e che l’averebbe fatto se Barbili con grandissima risoluzione non le avesse detto queste parole: — Madama, se volete lasciare il governo tagliate prima la gola ai vostri figli, perché lasciando voi il governo i vostri figli sono spediti. —

Ma dall’altra parte debbo dire a Vostra signoria illustrissima che generalmente vien sentita male la dichiarazione uscita contro Nevers. Presuppongo prima ch’ella sappia esser grandissimo l’abborrimento che qui s’ha alla regina, per rispetto principalmente del marescialle d’Ancre e di sua moglie. E per dire il vero il favore loro è ridotto a sí grand’eccesso che non è piú chiamato favore ma tirannia; la moglie ha in mano la