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348 la nunziatura di parigi


di caccie. Avuta la nuova, Sua Maestá venne subito in diligenza a Parigi, ed ha mostrato un gran senso di questo successo, e se n’è commossa grandemente tutta la corte per il dubio che si può avere che quest’accidente non se ne tiri adietro molti altri peggiori.

Da che il re tornò a Parigi non s’è quasi fatto altro che stare in perpetui consigli, e le risoluzioni che si sono prese sin ora sono che Sua Maestá con ogni maggior prontezza armi gagliardamente e che vada quanto prima in persona verso Orleans e quelle parti oltre la Luera dove potrá piú richiedere il bisogno del suo servizio, e perciò s’è dato ordine subito di trovar danari e di levar fanteria e cavalleria, e di fare tutti gli altri provedimenti necessari per mettere alla campagna per ora un esercito di dodici mila fanti e tre mila cavalli. Intanto la regina madre ha inviato qua un gentiluomo con una sua lettera, nella quale dá conto al re delle cagioni che l’hanno mossa ad uscir di Bles nel modo che ha fatto, e sono queste in sostanza: che Sua Maestá, dopo aver sofferti tanti mali trattamenti per il passato, avria continuato ancora a soffrirgli, se non avesse vedute le cose sue ridotte a termine che non poteva tenersi piú in alcun modo, sicura in Bles; che perciò s’era risoluta d’uscir di quel luogo e di mettersi in istato di sicurezza dentro i governi del duca di Pernon; che ciò non doveva dispiacere al re, essendo esso Pernon uno dei suoi migliori e piú fedeli servitori e soggetti, e che per tale piú volte era stato a lei dichiarato dal medesimo defonto re suo marito; che ella averebbe desiderato ora piú che mai di vedere e di communicare col re per informarlo principalmente di molte cose di grand’importanza, che riguardano il suo servizio, il quale corre gran pericolo se non gli si dá conveniente rimedio; e che in somma la risoluzione che ella aveva presa non tendeva se non a buon fine, e principalmente a quello del servizio di Sua Maestá. Questo contiene in sostanza la lettera, dopo la quale si è poi inteso che sia comparso ancora un gentiluomo inviato da Pernon pur anche con una lettera sua, ma che il re non abbia voluto né vedere il gentiluomo