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400 lettere familiari


anche si degna piú di scrivermi non che di poetare in mia lode. M’ha tutto rallegrato Vostra signoria con la menzione del nostro monsignor di Feltre. È un secolo ormai che il crudel non mi scrive. Bella scusa di quel sito boreale, per non far la residenza di verno! Io l’ho fatta nove anni in Fiandra e non mi vi sono agghiacciato. Che s’io torno mai in Italia, aspetti egli pure. Ma sospendo le minaccie per ora. Al signor Bono mille baciamani affettuosissimi, e mille rinovazioni d’invidia di cotesta sua si dolce quiete di Padova; ch’a me vien fatta parere ogni di piú dolce, e dalla privazione per se medesima e dalla contrarietá di questa mia sí strepitosa vita di Francia. Ed a Vostra signoria prego ogni maggior contentezza.

Di Parigi, li 20 di marzo 1619.

XVIII

Al signor cavalier Marini, a Parigi.

Perché non vidi Vostra signoria, il mio signor cavaliere, al mio partir da Fontanableò! che senz’altro v’avrei o condotto meco o rapito. Se ben credo che il vostro venire sarebbe stato effetto di volontá e non di forza, stimand’io che sareste venuto volentieri a veder Fontanableò, che tiene il primo luogo fra le case reali ch’hanno i re di Francia in campagna. Ma se non ho potuto goder la vostra conversazione, ho goduto almen quella de’ vostri versi nell’armonia della vostra dolce sampogna. Per istrada questo è stato il mio gusto; ed ora che sto fermo questa è la maggior ricreazione ch’io abbia. O che vena! o che puritá! o che pellegrini concetti! Ma di tant’altri vostri componimenti che sono di giá o finiti o in termine di finirsi che risoluzion piglierete? Gran torto invero fareste alla gloria di voi medesimo, alla liberalitá d’un re cosí grande, alla Francia ed all’Italia cospiranti in un voto stesso o piú tosto emule nella partecipazione de’ vostri applausi, se ne differiste piú