Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/450

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444 nota


Lo Scarabelli riprodusse, non modificandoli, i nomi come li scrisse il Bentivoglio. Ciò suonò poco gradito al De Steffani, il quale però finí col darci una prova di indecisione singolare: dice egli infatti: «quanto a’ titoli e nomi delle persone e dei luoghi, io tentennai da prima fra l’opinione di quelli che li vorrebbono mantenuti tali quali gli ha usati l’autore e di quelli che amano invece di leggerli secondo l’uso del parlar nazionale: perciò nei primi fogli non v’ho fatto che poche correzioni ma nel seguito mi appigliai al secondo partito, ch’è senza dubbio molto piú ragionevole»; e cosí infatti egli fece. Piú ragionevole invece è sembrato a noi rispettare anche in questo la lezione del Bentivoglio, pur sentendo il dovere di riprodurre i nomi propri, almeno i piú alterati, nella loro compiutezza ed esattezza ortografica, cioè nella loro lingua, nell’indice.

Avviene pur talvolta che nei manoscritti della Berio qualche parola risulti evidentemente omessa, materialmente saltata, dirò cosí, per momentanea negligenza di chi li ha scritti; i casi però non sono troppo frequenti, né tali che non presentino, il piú delle volte, possibilitá di correzione ed indizi di tali omissioni.

Ciò che invece piú giustamente rileva, come errore dell’edizione scarabelliana, il De Steffani, è la confusione in una stessa lettera di argomenti tra loro molto diversi, confusione dipendente non dai codici della Berio, né tanto meno dall’autore, cioè dal Bentivoglio, ma proprio dallo Scarabelli. Nei codici della Berio sono distinti i diversi «dispacci» secondo i giorni in cui furono inviati; ora, per ogni spedizione che veniva fatta erano anche distinte tante lettere, piú o meno diffuse, ciascuna intorno ad un determinato argomento: tanto distinte che alla fine di ciascuna v’è la consueta forma di saluto e di congedo; alcune sono brevissime, tanto che allo Scarabelli parve forse ingiustificabile riprodurre come lettera a sé anche ciò che era talvolta rappresentato da pochissime righe. Ebbe perciò la poco felice idea di raggruppare sistematicamente diverse lettere in una sola, confondendo con ciò argomenti che poco avevano a che fare gli uni con gli altri, togliendo uno dei caratteri precipui ad una corrispondenza diplomatica, alla quale è dote essenziale la somma chiarezza, e per ciò la distinzione propria fra un argomento e l’altro e l’evitare ogni confusione fra di essi; e rendendo, lo Scarabelli, col suo metodo tanta parte della corrispondenza ingiustificatamente pesante e lenta.