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458 nota


quello di affettare ingegno scrivendo, e l’usare troppo frequentemente le antitesi ed i contrapposti, senza però cadere in quella gonfiezza di stile sí comune agli scrittori di que’ tempi. Riguardo poi agli ascosí consigli, a me par che ne dica quanto ad un saggio storico si conviene, e che nulla egli ometta di ciò che a conoscere le segrete origini de’ piú memorabili avvenimenti può essere opportuno».

Il Barotti, richiamato il giudizio del Labat, nota: «Noi italiani non diciam tanto; ma dicendo meno, diciamo meglio. Il cardinale è stato uno scrittore prestante, pure qualche volta nelle sue lettere e nelle Memorie incappa in alcuna di quelle arguzie e di quelle gonfiezze, che a’ suoi giorni imbrattavano con gusto infinito de’ saccenti i versi e le prose»1.



  1. Barotti L., Memorie istoriche di letterati ferraresi, vol. II, Ferrara, G. Rinaldi, 1793.