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88 delle memorie


fu conosciuto da me fin quando la prima volta il cardinale Aldobrandino venne a Ferrara. Egli in quel tempo era uno de’ suoi segretari, e de’ piú stimati per l’abilitá che da una parte in lui concorreva e per la sodisfazione che dall’altra il cardinale ne dimostrava. Con l’impiego di quella cittá uscito fuori di quel servizio non gli era poi nata l’occasione di rientrarvi; onde sempre piú gli andò mancando ogni speranza d’altri avanzamenti maggiori. Noi fummo poi grandi amici. Egli componeva molto bene in prosa toscana e latina; possedeva similmente la lingua greca e la sua conversazione non poteva essere piú amabile né piú erudita. Parevami un altro Quarengo, ed a lui era succeduto appunto il Burgi nella segretaria del sacro collegio; ma di piú il Quarengo era eccellente poeta latino e toscano, e senza dubio in tutto il rimanente l’erudizione di questo prevaleva di gran lunga alla letteratura di quello. E tanto basti intorno a questo ordine di prelatura.

Dopo i cardinali, il primo luogo fra tutti i prelati tocca al governatore di Roma, e poi all’auditore della camera e al tesoriere. Di questi dunque prima io doveva parlare, ma perché l’occasione mi fece entrare subito ne’ vescovi, però anticipatamente mi sono sbrigato da quelli.

Era governatore di Roma in quel tempo monsignor Taverna milanese di nobil casa, e che dopo alcuni governi da lui fatti nel dominio ecclesiastico aveva poi molto lodevolmente esercitata la collettoria della sede apostolica in Portogallo. In questo carico di governatore mostrava egli molta destrezza, particolarmente nel maneggiarlo e con sodisfazione del palazzo e con approvazione della corte; il che per la natura difficile dell’impiego non suole riuscire cosí facilmente, in modo che e per questo suo nuovo merito e per gli altri acquistati prima, egli fu creato poi cardinale nell’ultima numerosa promozione di diciotto che fece papa Clemente.

Auditore della camera nel medesimo tempo era monsignor Lanti nobile romano. Aveva egli prima esercitato l’officio di chierico nell’istessa camera, e sempre con laude di gran bontá