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192 VECCHIE ROMANZE SPAGNUOLE
— Quanti, ahi lasso! gli anni andati
290 del mio carcere abborrito,
quanti sieno, assai mel dice
questo crine incanutito.
Quando io venni qui al castello,
quando in Luna io qui m’entrai,
295 quasi ancor non m’avea barba;
bianca, lunga, eccola ornai!
Com’è, o figlio, che m’obblii?
come a te non grida il sangue,
quel che hai pur di sangue mio:
300 — Va’ in soccorso di chi langue? —
Ah! il mal sangue di tua madre,
quel che davati del re,
fa che tu, com’ei, m’avversi,
ch’io vi ho contra tutti e tre.
305 No, non basta a uno sgraziato
l’uom nemico che l’oppresse:
gli bisogna aver contrarie
fin le viscere sue stesse !
Tutti quei che mi fan guardia
310 parlan qui del tuo valor.
Se non l’usi a prò del padre,
e a chi ’l serbi il tuo gran cuor?
Poi ch’io stommi in questi ferri,
né men trai tu, figliuol mio;
315 o mal figlio esser tu dèi,
o mal padre esser degg’io.
Oh! perdona s’io ti offendo,
se trascor la mia parola.
Io qui piango come un vecchio,
320 . e nessun qui mi consola. —