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226 VECCHIE ROMANZE SPAGNUOLE
Ben rispondagli Mudarra,
ma in parole non discorre:
tutto, e scacchi e tavoliere,
leva contro d’Almanzorre.
525 Tirò al cranio, e infino a morte
senza ostacol gliel fracassa.
Poi da quella ad altra sala
in un attimo trapassa.
Lá è la mora madre sua,
530 che al gridio giá sbigotti.
Ei, la man su la sua spada,
a parlar le va cosi:
— Per quest’ ira con eh’ io vegno,
madre, madre, io vo’ saper
535 qui da te qual padre io m’abbia,
da che importa un padre aver.
Sento io si d’averlo un padre,
e un buon padre, imperocché
buona ho madre, o veramente
540 pei pensier che ho buoni in me.
Giacché un uom mi ha generato,
non patir vo’ in tempo alcun
chi mi venga a dir sul viso
ch’io son figlio di nessun.
545 Ché se tu il destin m’aggrevi
col tacer le tue follie,
sendo io figlio di nessuno,
10 sarò dell’opre mie. —
Che dolor fu per la mora
550 quel vedersi li adontar,
dal figliuol che l’ama tanto
11 adontare e minacciar!
Vuol parlargli e non ardisce,
ché la lingua le s’intrica:
555 il peccato un di commesso
dirlo al figlio non sa mica.