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Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/233

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IL CONTE ALARCO
e dia nome che morisse
di non so qual suo malor.
Trattiam nozze ad affar nuovo:
quindi in salvo fia l’onor. —
Di li il re si tolse via,
ché piacer non n’ha sentito;
vanne pien di pensamenti
con la nuova ch’egli ha udito.
Viengli visto il conte Alarco,
che in tra molti stava a dir:
— Che profitta a cavaliere
amar donna e la servir?
Servir lá dov’ è incostanza
è perduta servitú.
Ma da me ben altramente
so che amata una ne fu !
Es’io un di l’amava assai,
anche piú d’amarla or so.
Di me dunque posson dire:
«Tardi oblia chi ben amò». —
Mentre van queste parole,
il buon re fu a quella volta.
Per parlargli il conte Alarco
si sbrigava dalla folta.
Il buon re, parlando al conte,
gli dicea con cortesia:
— Convitar vi voglio, e bramo
mi teniate compagnia.
Domattina vorrei meco
vi piacesse di mangiar.
— Sia pur fatto di buon grado,
se a Sua Altezza cosi par.
Bacio a lei la regai mano,
pel cortese buon desir
ch’io doman qui m’intrattenga,
sebben fossi sul partir.