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la gara le spiace. A queste due
L'altra precede a cui di Grecia un giorno
L'antica stanza increbbe, e nell'agreste
Lazio esulando, de' suoi Numi amica
Suscitava dal suolo are e delubri;
105Che dopo l'urto delle etadi, e tante
Della terra vicende, ancor sublime
Fan testimonio del verace Bello.
Queste coll'altre lor minor sorelle
S'affaccendan intorno all'alta mole,
110A cui diedero vita i lunghi mesi
E vita esser le deve un giorno solo.
Forse anco fia che dell'accorso vulgo
Per le vacue del cerebro cellette
La rimembranza volerà alcun tempo :
115Finché il zerbino inzaccherato e liscio,
Cui le segrete ripetute creste
Acre fan la saliva, alle vinose
Mense loquaci de'potenti; e 'l lippo
Barbier correndo la città indolente,
120Biasmeran le colonne, o l'epistilio ;
E giudicando con etrusche leggi
L'ïonico elegante o 'I maestoso
Ordine vago che insegnò Corinto,
Curvo il retto vorranno, e retto il curvo.
125Questo è pur sempre, o di Vitruvio alunno,
Il guiderdon delle vegghiate notti.
E se lode ti suona al cuor lusinga,
Via la tema, l'avrai; ma chi la dona
Il perchè ti sa dire? — Ecco la fronte
130Spiega superbo l'edificio, e tenta
Sfidar le nubi, se non che l'umíle
Volta del tempio lo contende, e tronca
Severa il passo all'ardimento insano.
Uom scarno il viso e di pallor coverto
135Alla tomba s'appressa, e lunghi a brevi
Misti carmi v'affigge. Il vate esperto
Di Cratero prescinde ogni lignaggio;
E dritto è ben: che allo scambiato nome
D'un che al favore del figliuol di Maja
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