Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/389

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POESIE GIOVANILI E TRADUZIONI — Dimmi or, nobil Signilda, un segreto, intrattanto che siamo a quattr’occhi. Qual è l’uomo che a te in tutto il mondo caramente piú l’anima tocchi? — D’uom non so in tutto il mondo creato che mi tocchi piú l’anima in vero, di quant’egli re Abor lo squisito: e pur lui d’ottener non ispero; lo squisito re Abore, eh’ io mai con quest’occhi non vidi a’ miei giorni, salvo udire il suo corno dorato, s’ei cavalchi al Consiglio o ne torni. — E se in vero il re giovane Abore tu te l’ hai prediletto di tanto, qua ti volgi, o carissima mia, l’hai da presso, gli giaci da canto. — E se tu se’ il re giovane Abore, con che cuor meditarmi uno smacco? ché non vieni al castel di mio padre col tuo falco sul pugno e col bracco? — Cavalcai giá al castel di tuo padre col mio bracco e col falco sul pugno: e tuo padre mi disse un «no» schietto, mi derise, mi fece mal grugno. — Sempre i due si credean d’esser soli nel tener que’ discorsi parecchi ; ma l’ancella falsarda era all’uscio, era stata di fuori in orecchi. Mala donna, l’infamia la colga! quante storie da farsi ella trova! Ecco a lui ch’ella ruba il buon brando e altresi la panziera sua nuova; e il buon brando di lui porta via, porta via la panziera turchina, e su tosto alle stanze elevate, ove dorme re Svardo, cammina.