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A GIUSEPPE GANDO Torna, o gentile, alla natal tua terra; quivi per me saluta l’itala gioventú, quanta ne serra l’un’alpe e l’altra e l’uno e l’altro mare. E se amiche parole a lei son care, dille per nome mio che cuor non perda; dille che la sventura quaggiú immortai non dura. Di fuor pel mondo l’ala vigorosa batte uno spirto, e va, travolge e prostra qual piú salda par cosa ai re superbi o all’ignoranza nostra. Dille che in lui confidi ; dille che attenta stia non a quello che fu, ma a quel che fia; di discordi cittá dille che triste è il vagheggiar le storie, e triste il vanto d’una grandezza che fini in servaggio; però evochi altri esempi, altro coraggio. I di ch’ella desia verranno, e intanto aspiri a veri fasti, quai di popoli vasti. Nella concordia de’ voler sagaci, nel dir «fratei si am tutti», vegga ella il termin de’ suoi lunghi lutti ; e con sode virtú, con pensier forti si faccia incontro alle novelle sorti. Saint-Germain en Laye, 18 luglio 1842.