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delle belle ariette e de’ bei pezzi concertati. Poiché lo desiderava. Ella dunque, madama, ne aveva un bisogno. E questo bisogno di venir dilettata dal bello musicale è «bisogno estetico». Ed è pure «bisogno estetico», se l’oggetto del desiderio è vedere un quadro, leggere de’ bei versi, parlare con persone amabili, ecc. ecc. ecc.

Il «piacere estetico» è quello che si prova ascoltando la bella musica, mirando la bella pittura, leggendo i bei versi, udendo i ragionamenti leggiadri, e cosí via.

L’«interesse estetico» per ultimo è un termine che ha vari sensi. Alcune volte si usa come sinonimo di «bisogno estetico», alcune volte come sinonimo di «piacere estetico», ed altre volte con altro significato. Quand’Ella, madama, udiva qualche bel finale del Rossini, o vedeva qualche bel quadro in un ballo del Viganò, Ella non poteva lasciar d’esclamare colla parola oppur col solo atto della mente:— Bello! bellissimo!— Ora quel «bello! bellissimo!» che altro era se non una confessione della potenza di dilettare ch’Ella riconosceva nel finale o nel quadro? E questa potenza di dilettare è precisamente l’«interesse estetico» nel terzo significato.

Non le faccia stupore di udire che una parola viene usata in vari sensi. Purtroppo è ancor lontano quel tempo in cui l’ideologia e la grammatica filosofica avranno fatto tutti i progressi che ci vogliono, perché possa cessare questo abuso e questo inconveniente.

Ho lasciato scappare a bella posta il vocabolo «ideologia». Se per avventura Ella non l’intendesse, mi offro pronto a spiegarglielo verbalmente. La prego di non sapermi male di questa poca astuzia suggeritami dal desiderio estetico di mettermi nel numero de’ di lei ammiratori e servi. Mi comandi sempre e mi creda

di lei obbligatissimo servitore

Grisostomo.