Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/170

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ed allo stile, due letterati di Francia, i signori Daunou e AmauryDuval, perché alla loro revisione il diligente italiano volle sottoporre il proprio lavoro.

Data un’occhiata generale a questi tre volumi, ci sembrano egualmente lodevoli che i primi sei per esattezza storica, per abbondanza di notizie, per intelligenza franca delle cose italiane; e, del pari che i primi sei, ci lasciano anche questi neH’animo un desiderio di piú frequente filosofia: per modo che pare a noi di dovere estendere anche su di essi quanto ci venne dettato dalla libera nostra convinzione allorché parlammo de’ precedenti. Non ripeteremo dunque le parole stampate da noi tempo fa; nulla vogliamo aggiungere ad esse, nulla levare. Altri pensi altram’ente, e ci creda pure traviati, e ci muova contro gli odii segreti : noi abbiamo pigliato a faccia scoperta il partito di spogliarci affatto d’ogni interesse e d’ogni amore transitorio, per servire all’amore perpetuo della patria e del vero, od almeno di ciò che a noi par vero. E sicuramente non ce ne fará biastno chiunque sa quanta consolazione sia in certi momenti il poter dire all’anima propria: — Se non d’altro, sei monda almeno d’ogni invidia e d’ogni servilitá, né ti vendesti mai alla fortuna de’ raggiri. —

Ci perdonino i nostri lettori questa ed altre consimili digressioni. È la natura di certi costumi d’Italia che ci sforza a farle, non giá una troppo alta importanza che noi vogliamo attribuire alle nostre fatiche letterarie. Il peccato nostro (e lo confessiamo, ma non con intenzione di pentircene) sta tutto nella bizzarria, che ci siamo fitta in capo, di volere riputare un delitto, una infamia la professione delle lettere, se in ogni menomo atto non è esercitata come virtú morale.

E a questo proposito, pensando al bel carattere morale del signor Ginguené, ci giova lasciar per ora da un canto la sua Storia letteraria, e cedere invece al bisogno che sentiamo di dare una lagrima alla memoria di questo illustre defunto. La morte dell’uomo sapiente è una sciagura intellettuale, che può anche tollerarsi a ciglio asciutto; ma quella dell’uomo probo è un dolore amarissimo, per chi considera quanto debba penare