Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/196

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Quintana. A salvarci da ogni sospetto d’irriverenza verso del signor Conti, ed a manifestare ad un tempo stesso il perché da noi si proponga ora agli studiosi la nuova raccolta, basti l’ingenuitá colla quale riportiamo le seguenti parole della prefazione del signor Quintana: «La [la collezione di poesie castigliane] que despues empezó y no acabó don Juan Bautista Conti, executada á la verdad con gusto exquisíto y buena disposicion, se destinò principalmente d dar d conocer á los italianos el mèrito de nuestra poesia. Contentóse pues su autor con publicar y traducir en toscano las composiciones liricas y bucólicas mas sehaladas del siglo diez y seis, y algunas de los A rgensolas: pero nada incluyó de Balbuena, de Jauregui, de Lope, de Góngora, ni de otros igualmente célebres en nuestro Parnaso, quedando por consiguiente la coleccion en ex tremo insujícientc y diminuta» (*).

Del signor Quintana e delle di lui poesie originali ci proponiamo di parlare in altra congiuntura, e tosto che ci saranno pervenute di Spagna alcune notizie delle quali abbiamo fatta ricerca. Intanto i lettori vorranno ricordarsi ch’egli è l’autore della famosissima ode patriottica sulla battaglia di Trafalgar. Questo leale spagnuolo, che nell’arte de’ versi non ha nella sua nazione alcun rivale vivente, fuorché in certo modo don Giambattista de Arriaza, autore anch’egli d’un’altra ode su la stessa battaglia (tanto un solo argomento è fecondo d’entusiasmo poetico, se lo suggerisce la coscienza di avere uria patria!), vive ora miseramente relegato. Ma egli non invidia per questo al poeta suo rivale né la docilitá delle opinioni, né, frutto di essa, i giorni meno travagliati; e lo conforta il vedere il proprio nome

(1) «Quella [la collezione di poesie castigliane], che di poi fu incominciata, ma non condotta a termine da don Giovambattista Conti, eseguita per veritá con gusto squisito e con buona disposizione, fu destinata principalmente a far conoscere agli italiani il pregio della nostra poesia. E però all’autore di essa collezione bastò di pubblicare e tradurre in toscano i componimenti lirici e buccolici piú segnalati del secolo decimosesto ed alcuni de’ fratelli Argensola; ma non die’ luogo nella sua raccolta a veruna poesia di Balbuena, di Jauregui, di Lope, di Góngora, né d’altri egualmente celebri nostri poeti, lasciando cosi la collezione insufficiente in estremo e difettosa».