Pagina:Bernardino da Siena - Novellette ed esempi morali, Carabba, 1916.djvu/39

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apologhi e novellette 27

questo. Va’, va’, ch’io t’assolvo, e non vi pensar piú.”

Dietro alla capra andò poi la volpe, e posesi in ginocchioni dinanzi al lione. Dice il lione: “Or di’ i tuoi peccati; che hai tu fatto?” La volpe disse: “Missere, io dico la mia colpa, ch’io ho ammazzate di molte galline e mangiatole, e talvolta so’ entrata al pollaio ove albergano; e perché io ho veduto di non poterle agiógnare, ho fatto vista che la mia coda sia un bastone, e che io el voglia arrandellare; e perchèFonte/commento: normalizzo elleno hanno creduto che sia bastone, subito spaventate so’ volate a terra, e allora io so’ corsa fra loro, e quante ne ho potuta giognare, tante n’ho ammazzate; e mangiavo quelle che io potevo, e l’avanzo lassavo stare morte, benché talvolta io me ne portavo una o piú.” Dice il lione: “O, tu hai quanta coscienzia! Vai in buon’ora, va’; egli è naturale a te tutto questo che tu fai; io non te ne dò già niuna penitenzia, e non te lo imputo già in peccato. Anco ti dico che tu facci valentemente nel modo che tu hai fatto, e non t’incresca se non di quelle che rimangano.”

E partita costei, v’andò poi il lupo, e disse: “Signor mio, io so’ andato talvolta a torno alla mandria delle pecore, vedendo com’ella sta. Tu sai che la rete è alta intorno intorno, e io ho posto mente il luogo dove e piú agevolmente io possa entrare; e come io ho trovato il luogo, io so’ andato per un legno, che io pensi che sia grave quant’una pecora, e provo come io posso entrare e uscire con esso; e questo fo per non essere sopraggionto da’ cani. E come io ho fatto questo, e io entro dentro, piano