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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari I.djvu/241

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predica ottava 205

et ènne detto bene: se non si leva in superbia, grande corona meritará poi da Dio. Doh! io non vorrei se non per una cosa avere denari. O che ne vorreste fare? Spendarestili in limosine per maritare fanciulle? — No. — Per utile di chiese? — No. — Per prigioni? — No. — O che ne faresti? — Io li darei tutti a chi mi volesse detrarre, io dico per mio utile. Doh! dimmi, chi credi tu che mi facesse più utile all’anima mia, o uno che mi lodasse, o uno che mi detraesse? Fa’ ragione che tanta differenzia è dall’uno all’altro, quanto da uno che mi tirasse di qui in terra, e che un altro mi tenesse. Ma dimmi: se tu se’ dall’uno tirato in giù e dall’altro tenuto, io m’attacarei più ratto a chi mi tenesse, che a chi mi tirasse o mi spegnesse a terra. E così mi credo che fareste ognuno di voi. Simile, dico, mi fa chi mi detrae. Chi mi detrae, mi manda in su, e chi mi loda, mi manda in giù. E perchè io so’ andato gran pezzo attorno, io ho udito di me quello che se n’è detto. Quand’io so’ voluto andare da uno luogo a un altro, elli si dice in quello luogo dove io voglio ire: — O, o, o! Che è? Che è? O, o! Frate Bernardino viene; — e tale è che ne dice bene di me, elli son cento che ne dicono male. E non è niuna cosa che facci temere me più di me, che uno dica bene di me; e io cognosco quello che io so’. E io so meglio quello che io so’, che non sa colui che mi loda; imperò che io bazico sempre con meco, e so l’opere mie; e perchè io mi cognosco, sempre temo. Unde più mi fa utile chi mi biasima, che mi loda. Così diceva santo Francesco: — Meglio mi fa chi mi biasima, che chi mi loda; imperò che chi mi biasima mi manda in su, e chi mi loda mi manda in giù. —